Valentina Ruozi, scrittrice, storica e ricercatrice albinetana riportava nel 2003:
Parlando con una conoscente riguardo la commemorazione di Villa Calvi e Villa Rossi, sono venuta a conoscenza dell’emozionante esperienza vissuta dalla Signora Zambonini Sandra, ora coniugata con lo storico Professor Pietro Alberghi.
Ascoltando personalmente il suo racconto, ho imparato molte cose, sia dal punto di vista storico che da quello umano.
Durante la 2^ Guerra Mondiale, più precisamente nel 1943 fra le Montagne di Villa Minozzo, avvennero le prime azioni partigiane, i primi sabotaggi, i primi scontri tra i membri della Repubblica di Salò e partigiani e di conseguenza le prime rappresaglie.
In quelle zone i partigiani erano molto favoriti dal territorio, grazie all’abbondanza di boschi e alla completa assenza di strade, ragione per cui i nemici non potevano giungervi.
In quei periodi nelle numerose borgate comprese nel comune di Villa Minozzo, furono compiute azioni piuttosto drammatiche, come la battaglia di Sologno avvenuta il 15 Marzo 1944.
Dopo questo scontro, i partigiani si ritirarono per pernottare a Cervarolo, ma non appena i tedeschi vennero a conoscenza dell’accaduto, il 20 marzo 1944 compirono una rappresaglia nella quale uccisero 24 persone fra i quali anche il parroco del paese Don Pigozzi.
D’altronde, però, cos’è che in una guerra non è drammatico, immorale e spaventoso? Forse solo una cosa non risponde a questi aggettivi: la SPERANZA.
La speranza, infatti, in ogni situazione ci spinge ad andare avanti, a guardare, sognando, un futuro migliore, un futuro di pace.
Tornando alla storia della signora Zambonini, lei era giovanissima quando tutto questo accadde.
Aveva all’incirca 11 anni, abitava a Castiglione d’Asta, una frazione di Villa Minozzo.
In un’altra borgata vicina, chiamata Governara, alloggiavano i russi presso le case dei civili.
Il fatto di ospitare persone che erano contro il terzo Reich o che in ogni caso si occupavano della resistenza sulle montagne, comportava la minaccia di morte.
Tra il febbraio e il marzo 1945 sulla zona di Villa Minozzo, furono lanciati diversi paracadutisti della SAS.
Una parte di essi arrivò a Castiglione d’Asta e raggiunse casualmente la casa della Signora Zambonini.
Il gruppo era formato da circa 10 soldati inglesi che avevano dai 20 ai 30 anni. La mamma della Signora Sandra ospitò molto volentieri questi soldati che le davano sicurezza. Il marito infatti era un partigiano che combatteva con gli altri sulle montagne e lei era sola in casa con i bambini, perciò si sentiva molto sicura con quei baldi giovanotti nella propria abitazione, perché alcune volte, sotto le sembianze di partigiani si nascondevano briganti che saccheggiavano le case o facevano del male alle donne, ma fortunatamente queste losche figure erano rare. I militari dormivano al piano superiore dell’abitazione e spesso volevano lasciare fuori dalla casa le armi per non spaventare i bambini, ma la mamma della signora Sandra li pregava di portarle dentro perché in caso di un attacco o saccheggio, avrebbero potuto difendersi. In casa c’era sempre un andirivieni a qualsiasi ora del giorno e della notte.
La padrona di casa era quella che stava più a contatto con i soldati, cibandoli dell’unico alimento che avevano a disposizione: polenta gialla o polenta di castagne.
Gli inglesi parlavano tra di loro e non scambiavano parola alcuna con la popolazione. Fra loro parlavano solo in inglese e con la padrona di casa presso cui erano ospiti cercavano di parlare, ma purtroppo con un italiano stentato.
Essa capiva poche cose dei loro discorsi riguardanti messaggi provenienti da Radio Londra e vedeva che comunicavano con l’esterno attraverso radio ricetrasmittenti, sempre appostati all’esterno della casa.
Il 24 marzo il comando del Battaglione alleato, che si trovava a Costabona presso la Famiglia Fioroni, decise di effettuare l’attacco a Villa rossi al fianco dei contingenti partigiani.
Al momento della loro partenza, verso il comando partigiano per organizzare l’attacco a Villa Calvi e Villa Rossi, oltre all’aver regalato ai bambini e alla madre le famose e amate cioccolate, vestiti, rifornimenti e scatolette di carne, un soldato donò alla piccola Sandra un bracciale costruito con 7 monetine da 10 cents della regina Vittoria unite fra loro da piccoli ganci dicendo: “Tienilo tu, perché non so se tornerò”.
Il soldato che le fece questo amatissimo regalo fu uno dei tre caduti alleati all’attacco di Villa Rossi: Ten. Lieutenant J. A. Riccomini, Sergente Guscot, Caporal Samuel Bolden.
La signora conserva ancora gelosamente e con tanto amore questo bellissimo regalo.
Questo, che in apparenza sembra essere un insignificante oggetto, è in realtà il filo che collega la matura e saggia signora di oggi a quella ragazzina di 11 anni che in un 1945 sconvolto dalla guerra, ha saputo sperare nella fine di tutte le ostilità e ha saputo ammirare quegli eroi che hanno contribuito, con il loro sangue, alla definitiva chiusura del conflitto mondiale.
In base a una mia riflessione, posso dire che per sempre sarà valida la necessità di pace e libertà.
Libertà di esprimere le proprie idee, di ammirare l’incommensurabile bellezza del cielo, di vivere serenamente la propria infanzia e la propria vita e di vedere con i propri occhi tutte le bellezze sconosciute che ci circondano.
Per questo e per tante altre ragioni ancora, vale la pena vivere ed essere certi che nessuno potrà mai spodestarci dalla nostra capacità di amare e di sognare la pace per sempre.”
Da questa prima narrazione è scaturito un libro “Il bracciale di Sterline. Cento bastardi senza gloria. Una storia di guerra e di passioni” a cura di Valentina Ruozi e Matteo Incerti Ed. Aliberti.
La vera storia di cento uomini e donne provenienti da tutta Europa, che scesero dal cielo e dai sentieri dell’Appennino reggiano, guidati dalle magiche note di una cornamusa scozzese, per attaccare il quartier generale della Linea Gotica. Il loro coraggio contribuì ad accelerare l’avanzata degli alleati e la fine della guerra e della dittatura. In quell’inferno due bambine ricevettero in dono due bracciali di sterline. Da Operazione Tombola nacquero cinque amori per la vita. Sessantasei anni dopo, grazie a internet, il filo d’Arianna della storia riunisce dieci protagonisti di allora: si intrecciano così amori, ideali, sogni, e come in una favola quei bracciali rivelano alle due bambine di un tempo, diventate nonne, la storia di due coraggiosi soldati.